"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..

Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico

lunedì 9 agosto 2010

Dal Memoriale di Viale G. - ultima sera -

 Ad Alle; all'Ing, al Berny, a Laura


È strano come passa il tempo. A marzo, quand'è iniziato l'ultimo semestre, quando sono ritornato qua, al 309 di questa via dimenticata da dio, avevo provato ad immaginare come sarebbe stato l'ultimo giorno di permanenza in città. In questo appartamento. Ma mi metteva tristezza, al che non ci facevo più di tanto caso. E invece quel giorno è arrivato.
Ed eccomi qua, alle 4 e mezza del mattino, sul terrazzo dell'appartamento, a pensare che questo è l'ultimo giorno che ho vissuto da cittadino.
Non è caldissimo, anche se qua in braghe e maniche corte, si sta più che bene. Sta per piovere, me lo sento, tira un'aria leggera,  fresca.
Torno in sala, ho lasciato il pacchetto in cima al tavolo, ne sono rimaste solo quattro.

Prima sigaretta
Dal terrazzo al tavolo della sala ci saranno si e no 3 metri, il fatto è che devo aprire questa porta del cazzo che cigola e fa un rumore assurdo, e non mi va di svegliare gli altri, ma la devo chiudere per forza, altrimenti le tende con questo vento si gonfiano e potrebbero tirare giù quella roba che è li, in cima al mobile di fianco alla porta.
Sono appena tornato da una bella serata, che ovviamente è diventata nottata, e poi mattino.  Succede sempre così. E chi ci pensa al tempo mentre stai saltando sulla terra che gira. Diventa tutto relativo.
Ovviamente ho bevuto un po', non me ne vanto no, ma ci stava stasera, è una di quelle sere che non capitano sempre, e volevo essere sicuro di non aver pensieri per la testa, di non pensare alla partenza, di divertirmi insomma. Che poi, non ce ne sarebbe bisogno, uno come me di cazzate ne fa mille anche da sobrio, che mi divertirei solo a guardarmi. Che discorso inutile.

Seconda sigaretta
Mi rendo conto di quanto sia preziosa l'aria che respiro fumando queste sigarette. Tra un tiro e l'altro di tabacco, nicotina, e anidride carbonica, fare un tiro di puro ossigeno col fumo lontano fa la differenza. Nel frattempo ha cominciato a scendere una pioggerellina sottile, che manda in terra tutta quella polvere che resta sospesa in aria qua in città, e permette di respirare un po' meglio. Manda in terra anche il fumo che spedisco oltre la ringhiera del terrazzo, perforandolo goccia per goccia, senza farlo salire neanche un po' nell'aria.
Dovrei essere felice per l'aria un po' più fresca e pulita. Ma con questa merda in bocca non me ne rendo molto conto. Tutto quello che sento ora è soltanto un gusto amaro ma piacevole, e una palla di catarro che mi è arrivata in gola. Segno che forse i polmoni non sono ben contenti di quello che gli sto buttando dentro e stanno facendo di tutto per respingerlo in fuori. E allora lo spingo fuori. L'ho sputato giù, di certo non si è confuso con la pioggia e quando è caduto da questo quarto piano ha fatto il suo rumore distinto. Non mi preoccupo che qualcuno possa avermi visto pensando che faceva schifo, non c'è nessuno in giro.
Però mi sento un idiota. Mi sto facendo male, in fondo, lo so, ma mi piace. Mi sento più leggero ora, più rilassato. Più tranquillo. Pur consapevole che il fumo annebbia il cervello. Ma chi se ne fotte ora, qui, alle 5 del mattino.

Terza sigaretta
Quasi quasi finisco il pacchetto. E poi caccio via tutto. Accendino, pacchetto vuoto, pensieri, e me ne vado a letto.
Mentre accendo ha smesso di piovere. La brezza è rimasta però; non mi dispiace. Penso, è bella Modena. È bella. Anche se adesso davanti a me vedo solo una via di merda, che sta dormendo, recintata da una fila di macchine da un senso e dall'altro, separate solo da un'infinita aiuola di querciole, che per quanto sia poca e misera la terra che le circonda, povere, sono l'unica cosa che qua, mi ricorda la montagna.
Penso, è bello stare qui, tra la via Emilia e il West. Questo è il West. Dove nella via incontri gente che viene da ogni parte del mondo. Si, questo è il West, dove finisce Modena, alla fine della via poi, non c'è più niente. Finisce tutto. Penso, Modena è bella anche da qui. E chi non c'è mai stato, su questo fottuto terrazzo, fumando una cazzo di Winston blu alle 5 del mattino, non lo può capire. Si è perso un pezzo di città. Chi conosce questa via mi risponderebbe senza problemi: "Tientela!". Certo che me la tengo, idiota. E la porterò sempre nei miei ricordi. Questo pezzo, e tutti gli altri pezzi. Dove sono passato una volta sola, dove mi sono perso, dove ho fatto rally, dove ho consumato le gomme del 106. Anche dove sono passato mille volte, ma in mille altrettante situazioni diverse; che sono i dettagli a fare la differenza. Che piazza grande sarà sempre ferma li, ma se ci passi col sole, con la neve, di notte, da ubriaco, sarà sempre diversa. Ecco, credo siano i ricordi che fanno grande un posto dove sei stato. E io di Modena ne ho parecchi. Da questo punto di vista, non avrei problemi a dire che Modena è più grande di Bologna. Si, sono un folle, forse.
Ma anche la follia è relativa, come relativo è il tempo che sta passando adesso. Me ne accorgo dalla luce che spunta silenziosa da laggiù, e non me n'ero reso conto. Puttana non mi ha detto niente, ma da qualche parte albeggia ora tra i monti dove il sole rosso che nasce lo puoi vedere. Qua no, in questa via lo vedi pallido e alle nove, se ti va bene.
Però qualcosa l'ho sentito, era il rumore del Ducato del forno, quello dove andavamo a fare colazione. Chissà dove lo porta il pane, me lo sono sempre chiesto. Peccato che il profumo del forno non arrivi fino a qua, sarebbe bello adesso, mentre osservo stanco questo tizio che non so chi sia, che mette in moto la Fiesta vecchia qua sotto e se ne va. A lavorare, forse.  Non credo di averlo mai visto, o forse non ci ho mai fatto caso. La vita di città è strana anche per questo. Abiti fianco a fianco ad altre cento, mille persone che non sai chi sono, da dove vengono, cosa fanno. Se solo ci parlassimo potremmo scrivere un libro per ogni storia, e sono convinto che qui, su viale G, verrebbe fuori un romanzo spettacolare. Invece la frenesia della vita di città non ci permette di parlare con gli sconosciuti. Men che meno se non sono italiani.
So però dove andrò io, ora. Via. Via da Modena. E mi dispiace, si, partire.
Non perché forse non farò più questa bella vita, ma perché so che mi allontanerò dalle amicizie e dalle persone con cui mi ero trovato bene in questi anni.
E le amicizie si sa, come gli amori, non possono vivere a distanza. Ci si può parlare si, su facebook o msn. Ma le parole sono vuote e morte, se non si hanno due occhi di fronte a te, a cui poterle dire. Questo mi dispiace tremendamente. Ma non mi rattristo certo. Se un sentimento è vero, sincero, sopravvive nel tempo e nello spazio.
Già, il tempo, quello relativo, lui. Ora mi sono accorto che è passato perché ho finito anche questa. La spengo, prendo le altre due cicche che avevo lasciato sul posacenere, e le metto dentro al vaso nell'angolo del terrazzo. È il cimitero delle paglie, quel vaso. l'ho scoperto un giorno facendo le pulizie, quando avevo alzato il sottovaso che c'è sopra, per buttare via tutto. Ma quello no, è un'opera d'arte, non si può svuotare. È il trionfo della genialità e della pigrizia. Un vaso pieno di paglie fumate. Mica mie eh, son tutte del Berny praticamente, che fino a un mese fa ha fumato e riempito giorno dopo giorno questo bel vaso.
Resta quell'ultima paglia dentro al pacchetto. Ma adesso ho voglia d'acqua. Devo bere. E poi un'altra non la reggo. Basta intossicarsi! Ora mi polleggio un po' sul divano, mentre davanti a me lo schermo trasmette Rainews24, e bevo quest'acqua, benedetto chi l'ha inventata.
Mi alzo in piedi, spengo la tivù, prendo in mano questo pacchetto orami vuoto. Chissà cosa ne farò di quella paglia maledetta rimasta sola. Forse la fumerò domani prima di partire, dopo pranzo. Forse la getterò perché basta, non ne voglio fumare altre. Perché fa male per davvero. Mi sento un po' come lei, adesso. Un po' solo, e soprattutto incerto sul futuro. Chissà che cazzo andrò a fare adesso, quando mi laureerò, chi conoscerò. Cosa farò da grande. Chissà come sarò fra qualche anno. Forse sarò sempre come quella paglia rimasta sola nel pacchetto. O forse no. O forse in fondo, in certi momenti, siamo tutti come quella paglia. Solo il tempo deciderà per noi; si, quello relativo. Quello che ha deciso che ora mi trascino fino al cesso.
E vado a letto.

7 commenti:

  1. le amicizie resistono alla lontananza.... ho molti amici che vivono nei luoghi più disparati.... ma ogni volta che ci vediamo tempo e luoghi si azzerano

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  2. Vabbè te l'ho già detto, ma non esiste che non commento! Ecchccavolo! Bellissimo, really!

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  3. bussola: si, non volevo certo dire che se non ci si vede più poi non si è più amici, ci mancherebbe! Anzi con le parole dopo dicevo in sintesi quel che hai detto tu: se un sentimento è vero, resiste al tempo e allo spazio!

    Erica: grazie! Sinceramente non pensavo piacesse. Forse anch'io te l'ho già detto, ma dovrò pur rispondere :)

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. "È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti." (Salinger, Holden Caulfield)
    E noi raccontiamo e poi sentiamo la dannata mancanza di tutto. Che cazzutissima cosa la sensibilità dello scrittore.

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  6. Cristina: grazie per la perla. Grazie per il commento :)

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Mi fa piacere anche un semplice "Ciao", sapere che siete passati di qua, che avete respirato un po' l'aria di queste montagne!
Ma potete scrivere quello che volete, come volete! Io non cancellerò mai un commento*, perchè il blog vive e cresce proprio coi commenti! E perchè mi piace chi partecipa, chi pensa, chi scrive! Come canta Gaber
"Libertà è partecipazione"
Grazie a tutti voi cari Visitors liberi!
*(a parte insulti gratuiti, bestemmioni, anonimi che spammano o fanno altre burle, e qualsiasi altra cosa ritenga vada oltre la minima decenza...) :)