"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..

Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico

giovedì 23 giugno 2011

Fotografia di Montagna

Le campane dell'abbazia di Montetortore suonano. Non le avevo mai sentite suonare prima, in otto anni che abito qua.
Mi rendono felice, mi mettono il buonumore. Vorrei poter fermare l'attimo in cui suonano.
Suonano a mezzogiorno ho notato oggi.  Mentre io sono ancora nel campo, a lavorare. Suonano l'ave Maria, partono con quella.
La cosa buffa è che io me ne stavo canticchiando "Highway to hell", e poi mi sono ritrovato a canticchiare l'ave Maria. Senza rendermene conto.
È che uno quando è felice canta. Quando sta bene canta.
Ed è successo questo. Che mi sono ritrovato immerso nella pianura, da bambino.
Nel retro della casa di mia nonna, a Villadose. Da lì si vedeva il campanile della chiesa.
Da lì la sera, verso le sei, se ben ricordo, le campane suonavano la stessa melodia.
Mia nonna la cantava. Io no, forse di tanto in tanto quel ritornello, di certo molto melodico e intonabile. Poi me ne tornavo a giocare col pallone, facendolo rimbalzare sul muro, mentre le campane continuavano a suonare.
Mi piaceva però quell'atmosfera, anche se non cantavo.
Mi piaceva l'aria che respiravo dietro quella via, guardando il campanile dal basso verso l'alto. Guardando le campane che suonavano, il batacchio che picchiava ora qua, ora là.
E il campanile mi sembrava un gigante, immenso.
Mi ricordo che mi rattristava un po' quando smettevano, e io tornavo a dare calci al pallone con aria diversa, percorso da quella sottile, leggera malinconia, forse nel giocare da solo col muro, in quei momenti, forse data dall'assenza e dalla stessa attesa di mia mamma o del papà, che di li a poco sarebbero tornati a prendermi.
Ora penso a tutto questo con un filo di nostalgia, con una malinconia dolce.
Che svanisce quando queste campane smettono di suonare. Quando mi accorgo che per un attimo ho cantato quella stessa melodia che mi piaceva quand'ero bambino.
Smettono e ritorno subito grande, d'improvviso. In fondo hanno suonato solo due minuti, anzi forse solo uno.
Quanto basta per aver provato quelle emozioni. Per essermi fatto attraversare da dolci ricordi infantili e spensierati.
Ora le campane sono quelle di un'altra chiesa, di un altro paese, di un'altra provincia.
Ora in mano ho una zappa. Ora sto lavorando.
Ora forse, provo emozioni molto più forti, anche se dolci.
Vorrei fermarli questi attimi. Di solito uso la macchina fotografica.
Ma fotografare le emozioni e i ricordi che ti attraversano il cuore e il cervello mentre suonano le campane, purtroppo, non si può.
Potrei fotografare le campane, si. Ma sarebbero solo campane come tante.
È il viverle le cose, sentirle, che le rende diverse. Speciali.
E qua in montagna per me, è spesso così.
Sono attraversato da cose magnifiche, bellissime, da emozioni splendide.
Che non si possono fotografare, ahimè.
Qua ogni giorno sarebbe da scrivere..



2 commenti:

Mi fa piacere anche un semplice "Ciao", sapere che siete passati di qua, che avete respirato un po' l'aria di queste montagne!
Ma potete scrivere quello che volete, come volete! Io non cancellerò mai un commento*, perchè il blog vive e cresce proprio coi commenti! E perchè mi piace chi partecipa, chi pensa, chi scrive! Come canta Gaber
"Libertà è partecipazione"
Grazie a tutti voi cari Visitors liberi!
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