"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..

Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico

lunedì 1 febbraio 2010

Racconto con neve e sole - Nuove stagioni

(parte 2/3, continua da Racconto con neve e sole in sottofondo)


... E andarono a prendere il loro caffè. E Parlarono. Ma non abbastanza.

Già, non perché non ne avessero avuto il tempo, ma perché due minuti dopo aver bevuto a piccoli sorsi e in sincronia, incrociando più volte i loro sguardi, il tiepido caffè del bar di fronte alle poste, proprio mentre la loro conversazione si spostava dalla reciproca passione per Guccini alla reciproca voglia di conoscersi meglio, Iole vide che una ragazza bussava impazientemente alla porta del piccolo ufficio postale guardandosi intorno, avendolo trovato chiuso.
“Ma ‘sta qua doveva arrivare proprio adesso?” Fu questa la spontanea frase di Iole che mise fine alla loro conversazione; si scambiarono così velocemente i loro numeri, si promisero di rivedersi al più presto e si salutarono con due rapidi baci sulle guance.
La ragazza pensava tra sé e sé che Iole fosse il classico stereotipo di lavoratrice postale, che non faceva un cazzo e andava al bar chiudendo la posta, mentre lei aveva fretta . E dalla fretta neanche pensò che Gino non c’era più e che Iole era nuova. E giovane, come lei. Disse solamente: “Devo mandare questa raccomandata”, agitando in un ticchettio ansioso i polpastrelli delle sue dita sul banco metallico di fronte a lei, che tradivano la sua fretta e la sua agitazione. La ragazza se ne accorse e per non farlo notare aggiunse :“Scusa ma lavoro per il geometra Lelli, qui a 50 metri, sono la sua segretaria, e come al solito ha sempre una certa fretta.. Sai.. Sistema questi fogli, porta al catasto ‘sti mappali, e così sono sempre di corsa pure io”.
Iole pensò che aveva appena lasciato una bella conversazione per ascoltare quella di una segretaria frustrata dal proprio lavoro, e che non ne aveva voglia. Ma pensò che in fondo era grazie a lei se si sarebbe rivista con Giorgio per un caffè extra-postale, e che l’attesa per quel momento le provocava una piacevole sensazione, cosa che non le capitava da un po’. E pensò anche che la ragazza era giovane, come lei.
“Scusa se ti ho fatto perdere tempo allora, chissà che cos’avrai pensato quando mi hai visto uscire dal bar.. Ma è stata un’eccezione, giuro! Qui io ho fatto, sono tre e novanta!”
La ragazza che aveva abbandonato il suo disappunto iniziale e il suo ticchettare di dita, si rese conto che Iole era giovane, come lei, e che avrebbe voluto mandare a quel paese il Sig. Lelli, che la riempiva di ordini, per intrattenersi di più con quella persona di là dal vetro che aveva una tale serenità da essere quasi contagiosa; forse perché lei il suo lavoro se lo gestiva da sola, dentro a quel piccolo ufficio postale.
“Ma no figurati. Anzi a me non me ne fregherebbe proprio un bel niente, e starei ben più volentieri qua a parlare con te, ma l’emerito signor geometra appena ritardi di cinque minuti inizia a sbuffare e a diventare odioso.. Quindi è meglio se scappo” – “Comunque io sono Erica, ci vedremo spesso io e te con tutte le raccomandate che devo mandare..”
“Iole. Io mi chiamo Iole, piacere. Beh, Erica, mi troverai sempre qua! Promesso”
Due giorni dopo, Giorgio e Iole erano usciti insieme in un altro splendido pomeriggio di sole, e in un bar di Pavana, senza aspettarselo, incontrarono Guccini che comprava le sigarette, sicchè Iole poté realizzare il suo sogno di conoscere di persona il suo cantautore preferito.
La mattina del giorno stesso, tornò in posta Erica, e da quella mattina ci tornò, per conto del geometra, sempre con la stessa regolarità; ma, nonostante le due ragazze si fossero ormai simpatiche, non avevano mai occasione di parlarsi per più della durata di un timbro postale. Fu per questo che qualche settimana più tardi, in previsione anche del trasferimento permanente di Iole, che a Sambuca non conosceva nessuno a parte le vecchiette della pensione, Guccini, Giorgio, ed Erica, le due ragazze decisero di uscire in un giorno libero. Fecero un giro a piedi, in una piccola frazione di Sambuca vicina a Pavana, andando in cerca di un appartamento per Iole, che ormai era sempre più stanca di far su e giù da Pistoia tutti i giorni. Ne avevano trovati un paio di interessanti, ma, nonostante la primavera fosse ormai alle porte, faceva ancora un certo freddo, e le due ragazze si rifugiarono in una piccola osteria dove aleggiavano nell’aria il fumo dolciastro di tabacco uscito dalla pipa di un vecchio al bancone, e il simpatico dialetto toscano, con qualche influsso emiliano, che l’oste parlava pacatamente col fumatore.
In quell’ambiente fuori dal tempo, le due ragazze parlarono a lungo, e scoprirono di avere le stesse passioni, e gli stessi sogni. Uno tra tutti la passione per lo scrivere. Fu così che Erica decise di condividere il blog che aveva aperto da qualche tempo con Iole, per rendersi conto di quanto se la sapesse cavare con la tastiera del pc.
Ma il problema dell’appartamento cessò di esistere, tutto d’un tratto, dopo qualche giorno. Già, perché dalla volta in cui Giorgio e Iole incontrarono Guccini a Pavana, continuarono ad uscire insieme, e sempre più frequentemente; rendendosi conto, volta dopo volta, che si piacevano davvero e che passavano insieme sempre più tempo perché avevano molto da condividere l’uno con l’altra.
Si erano innamorati. E sentivano entrambi che questa volta, dopo varie esperienze che li avevano portati lì, in quell’ufficio delle poste sperduto tra i monti toscani, questa volta era la volta giusta.
E dopo neanche quattro mesi che si conoscevano, in uno dei primi giorni di primavera, Giorgio fece a Iole la proposta di andare a convivere con lui. Proposta che lasciò Iole senza parole, perché non se l’aspettava affatto e perché non si sentiva ancora pronta per un passo così importante. Ma, spinta da ciò che provava per Giorgio e dalla sua voglia di trasferirsi, accettò la sera stessa.
L’indomani mattina in posta, anche se, al solito, andava di fretta, Iole dovette per forza dirlo ad Erica, che un mese più tardi, dopo aver visto che quella di Iole non era solo una passione, dato che scriveva davvero bene sul suo blog, decise di proporle di realizzare uno dei loro sogni comuni: scrivere un romanzo. Iole, più entusiasta che mai, accettò ben volentieri la collaborazione.
La primavera passò veloce e felice negli occhi di Iole, e insieme all’estate successiva fu uno dei periodi più belli della sua vita. Nell’estate infatti finì il romanzo scritto a quattro mani con la sua amica, che venne pubblicato poco dopo, e Giorgio ottenne il contratto tanto sperato con la EMI.
Giorgio e Iole erano felici, e il tempo tra i monti di Sambuca passò leggero fino alla primavera successiva. Era ormai passato un anno, che per Iole fu fantastico, tant’è che già cominciava a fantasticare su come sarebbe stata la sua vita da mamma. Già s’immaginava tra qualche anno, nella splendida cornice dell’ Appennino con Giorgio e il loro piccolo stretto tra le sue braccia.
Ma di lì a poco, Giorgio, per contratto, cominciò a girare per tutta l’Italia, sia per promuovere il suo disco, sia per tenere i suoi concerti; spesso e volentieri, faceva anche da spalla a Guccini nei suoi spettacoli, e per lui questo era il sogno più grande della sua vita che si realizzava. Un sogno a cui teneva più di qualsiasi altra cosa al mondo. Nel giro di qualche mese, divenne famoso, tant’è che i suoi singoli cominciarono anche ad essere passati dalle radio nazionali.
Così dal mese di Maggio Giorgio cominciò ad essere sempre più assente da Sambuca, lasciando Iole da sola. Le disse che era solo una cosa passeggera, solo un periodo che doveva passare per forza di cose, per promuovere il suo disco. Ma non era vero. A Giorgio piaceva quello che stava facendo ed era quello che aveva sempre voluto fare fin da bambino. E fino ad ottobre tornò sempre meno spesso da Iole, che a volte lo seguiva nei suoi viaggi, ma non era certo la vita che voleva fare con Giorgio. Giorgio che adesso era un personaggio importante, che aveva già un suo soprannome artistico.
Quello fu uno dei periodi più brutti della vita di Iole, che di tanto in tanto si consolava pensando al romanzo, che era uscito dalla Toscana e stava vendendo copie anche nel resto d’Italia. Ma a lei non interessava più neanche del libro. Sentiva che quello che per lei era più importante si stava allontanando poco a poco. Da lei e dai monti che aveva imparato ad amare ormai da quasi due anni.
E proprio in una tappa del suo tour in cui Iole non lo aveva seguito, Giorgio conobbe nel post-concerto Paola B., una bellissima ragazza che stava emergendo nella tivù come valletta di un quiz televisivo, e le piacque subito. Con lei passò tutta la notte.
Con lei tradì Iole.
Iole che gli chiese, al ritorno dall’ennesima tappa, dall’ennesima snervante assenza, di parlare seriamente della situazione che ormai da troppo tempo la faceva sentire sola e le faceva fare brutti pensieri.
Giorgio cercò di evitare, ma si rese conto che era da mesi e mesi che non parlava seriamente con Iole, e si confrontarono. Iole gli chiese, in nome del loro amore, di essere più presente e di smettere con le assenze eccessive. Era ragionevolmente condivisibile il pensiero di Iole. Ma non per Giorgio. Lui rispose che era in costante ascesa, che la casa discografica gli offriva alberghi e ristoranti gratis, che poteva cantare tutti i pezzi che finora aveva scritto davanti a tutta Italia, e che ne stava scrivendo altri. Aveva grandi progetti per la testa e non voleva certo smettere di inseguire il suo sogno per amore.
Quest’ultima frase fece rizzare Iole, che cominciò a tremare e a sudare freddo. Ma era niente in confronto a quello che pochi istanti dopo avrebbe passato, quando Giorgio, pensando di fare una cosa giusta, le disse che l’aveva tradita con Paola B.. Fu la goccia che fece traboccare il vaso, e che strappò a Iole un grido nervoso e pieno di lacrime amare, tristi, disperate. Iole continuò ad urlare davanti a Giorgio e per la prima volta in vita sua, senza rendersene conto, gli uscì anche una bestemmia, cosa che non aveva mai sopportato udire. Appena riuscì a tornare in sé e a riprendere un atteggiamento umano, si rivolse a Giorgio, che fino a quel momento era rimasto zitto e marmoreo, e tra i singhiozzi gli chiese:”Giorgio, mi ami ancora?” non riuscì a dire nient’altro, perché riprese a piangere. Giorgio non rispose subito, era confuso, e anche un po’ turbato dalla crisi di nervi che Iole aveva avuto per colpa sua. Rimase in silenzio. Fino a quando non gli arrivò un sonoro ceffone, l’ultimo gesto disperato di Iole:”Rispondimi, stronzo! Mi ami ancora?”

“Non lo so.. Durante il tour ci ho riflettuto, e non ne sono più tanto sicuro - forse è meglio se per un po’ ci prendiamo una pausa...”
Dopo quelle parole Iole ricominciò ad urlare e a pronunciare frasi che a causa dei singhiozzi erano incomprensibili. Giorgio non sopportava più tutto ciò, prese la macchina e se ne andò da Sambuca. Quella fu l’ultima volta che Giorgio e Iole si parlarono.
Prendersi una pausa per un po’, per Giorgio significava addio. Questo Iole lo aveva ben capito, e la sera stessa, una fredda sera di fine autunno, se ne andò dalla loro casa di Sambuca per tornare a Pistoia, a casa dei suoi. Lasciò sul tavolo della cucina un post-it bianco, sul quale scrisse in piccolo “Addio amore, visto che non mi ami più, io non posso più stare in questa casa. Torno dai miei”.
E partì.

FINE SECONDA PARTE

3 commenti:

  1. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale!
    Ciononostante, ringrazio Erica per essersi prestata al ruolo, precisando che è solo un suo alter-ego letterario e che nella realtà non è così!!! =)
    Ciao visitors!!!

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  2. Dio che ingobile merdaccia quel Giorgio lì.. ha fatto bene la Iole a menarlo! (Se ne sarebbe meritata anche qualcuna di più..!)
    Comunque, ovviamente io non busso nervosamente alle porte, io non tamburello mai le dita sul piano quando vado di fretta, io non sono stressata dal mio stupido capo, esattamente come io non ho un blog, quindi mi pare ovvio che quella non sono io! Ho solo prestato il nome(e il fatto che il mio ufficio è davvero a 50m dalla posta)! Si certo! Bravo Andrè! Me gusta!

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  3. ahahaah, schiusmi!
    Perlomeno dai.. lavori per un geometra di Sambuca e non per un notaio d'la Zoca =)
    Cmq il tuo arrivo mi serviva x quello che verrà dopo.. non potevo fare altrimenti :)

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