"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..
Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico
lunedì 18 gennaio 2010
Vivere fuori corso
È dura la vita dello studente.
Durissima!
... Balle!
Specialmente se sei un baldo figliuolo di papà, che fa il totale mantenuto, non c’è nulla di più semplice al mondo che fare lo studente universitario.
Ma quest’ultimo (purtroppo e per fortuna) non è il mio caso. Purtroppo perché se mi venissero pagate almeno le tasse universitarie, mi risparmierei un consistente patrimonio da investire in cazzi miei; per fortuna perché non essendo mantenuto da nessuno, ho imparato a lavorare in diversi settori, e con ciò, a rendermi conto di svariate realtà. Realtà che chi fa il mantenuto non potrà mai capire, avendo solo la bocca piena di parole da seminare al vento...
Ammetto che mi piacerebbe, e non poco, avere sempre la pappa pronta e avere soldi ogni volta che chiedo. Ma non è la mia situazione. Dalla terza superiore ho sempre lavorato per avere ciò che volevo, dalle scarpe alla macchina, dal paio di jeans tanto fico all’affitto dell’appartamento dove stavo in quel di Modena.
E devo dire che sudare e farsi il culo per raggiungere i propri obbiettivi sarà si stressante, ma è anche appagante e bello. E soprattutto mi ha sempre fatto capire il valore delle cose.
Ma sarà per questo che sono finito fuori corso? Perché lavoro? Devo ammettere che dare la colpa al lavoro sarebbe fin troppo facile... e credibile, ai più.
Ma non è così.
L’essere studente apporta tutta una serie di agevolazioni, comportamenti, comprensioni: anche nella vita sociale. Una tra tutte, la frase che come nessun’altra è da me ampiamente abusata:”Devo studiare...”.
E allora ecco che ti invitano ad una serata che a te proprio non andrebbe neanche sotto tortura:”mmm, che sfiga.. Guarda verrei volentieri ma la settimana prossima ho un esame e... Devo studiare!”. E quella sera ovviamente invece che studiare esci lo stesso con altre persone o fai dell’altro... l’importante è che chi ti ha invitato non lo sappia...
E allora ecco che il mio babbo mi chiede se lo vado ad aiutare a sistemare una porta, o a potare un albero, o qualsiasi altra attività che richieda uno sforzo fisico che a me in quel momento proprio non va di fare:”Eh non posso adesso.. Devo studiare!”.
E il famigerato “Devo studiare” va bene per mille altre cose e si può infilare in mille altre frasi usate come valide scuse.
La verità nel mio caso è che quando dico “Devo studiare”, non studio. Cazzeggio, mi dedico ad altro, costruisco imponenti castelli nell’aria leggera della fantasia, pur non essendo un imprenditore edile, o un muratore. Forse è per questo che crollano.
E quando preparo un esame, mi ritrovo a studiare il malloppo più pesante di roba negli ultimi due giorni. Questo comporta ovviamente voti mediocri. Se studiassi un po’ tutti i giorni questo problema non ci sarebbe per niente.
In ultima analisi quindi è la costanza che mi manca. In tutto.
Non riesco a studiare la stessa cosa per due giorni di fila. Mi diventa pesante la monotonia di una stessa materia assunta a dosi omeopatiche giorno dopo giorno. Preferisco un’ingorda abbuffata in soli due giorni e due notti, anche se il risultato può comportare ovviamente ad un’ingestibile indigestione.
E per me è “Vivere fuori corso” proprio per questo: perché non mi limito a questo comportamento solo nello studio, ma lo riporto anche nella vita di tutti i giorni. Dopo un po’ mi stanca tutto ciò che può diventare ripetitivo, monotono, logorante.
Ma mentre in ambito universitario si è destinati a finire fuori corso in questi casi, nella vita di tutti i giorni (specialmente nei rapporti con sé stessi, che sono quelli che influiscono il più delle volte nel farci pensare e comportare in un certo modo nella società), si è sempre in tempo per tornare “in corso”. Ovviamente io, come tutti, miro a vivere in corso.
E se un giorno, che io vedo lontanissimo, forse, porterò sulla mia testa fumante una corona d’alloro festeggiando la laurea e mi divertirò a sentire la parola “Dottor” davanti al mio cognome... Dottor Bord...
Ma...
Mmm... la parola “Dottor” davanti al mio cognome non mi piace proprio. Non mi piace per niente. Tra l’altro, non ci sta neanche bene col mio cognome. No, no...
Facciamo così... ne riparliamo mentre scriverò la tesi, quando avrò una seria certezza di laurearmi... ora l’unica laurea che potrei ottenere è quella in Scienze del cazzeggio, o in Scienze dell’aperitivo (ad honorem entrambe).
Adesso vado che... Devo studiare...
Ciao Visitors!
3 commenti:
Mi fa piacere anche un semplice "Ciao", sapere che siete passati di qua, che avete respirato un po' l'aria di queste montagne!
Ma potete scrivere quello che volete, come volete! Io non cancellerò mai un commento*, perchè il blog vive e cresce proprio coi commenti! E perchè mi piace chi partecipa, chi pensa, chi scrive! Come canta Gaber
"Libertà è partecipazione"
Grazie a tutti voi cari Visitors liberi!
*(a parte insulti gratuiti, bestemmioni, anonimi che spammano o fanno altre burle, e qualsiasi altra cosa ritenga vada oltre la minima decenza...) :)
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credo che in entrambi i casi- se sei o no figlio di papà- la vita da studente, se fatta seriamente, è dura, e me ne accorgo quando studio seriamente.
RispondiEliminaallora, ammiro chi si dà da fare, chi si paga le tasse e altro. io sono tra quelle mantenute, non sono figlia di papà, però le tasse me le pagano i miei, come i libri, però altre cose cerco di pagarle io, con quello che riesco a guadagnarmi dalle ripetizioni che dò.nonostante non ci siano gravi spese a pesare sul mio ridotto portafogli, posso dirti che la vita da studente è dura, soprattutto quando la sveglia suona presto per andare a lezione, se sei fuori sede e devi uscire 2 ore prima da casa, se torni tardi la sera e devi metterti sotto perchè l'esame si avvicina, se hai solo il weekend per riposarti ma non puoi farlo perchè devi studiare, se rinunci ad uscire la sera, ecc ecc.
io sono una fuori corso, non voglio attribuire la colpa al lavoro, alla stanchezza, agli orari universitari che sono un disastro...in tutto questo c'è un buon 70% di responsabilità mia. un sacco di volte ho rimandato esami perchè poco preparata, ho preferito dormire o uscire piuttosto che studiare e così via. nella vita invece, soprattutto quella di ogni giorno, preferisco essere in corso, nonostante abbia bisogno di tempi a volte un pò più calmi e lenti rispetto al normale fluire della vita quotidiana.ma non mi lamento, del resto ognuno ha i suoi tempi.
PS.anch'io abuso del termine DEVO STUDIARE...poi alla fine faccio tutt'altro, di solito rimango a casa a riposarmi, ne approfitto per andare presto a letto o per farmi un bel bagno caldo.
Sospesanelviola sono d'accordissimo con te, il "Balle" all'inizio e parte del post erano anche ironici: rispecchiano sicuramente ciò che pensano certe persone (perlopiù anziane) che nella vita hanno solo lavorato. E stimo anch'io chi si da da fare seriamente e passa giornate intere a studiare, facendo sacrifici, che sia o no mantenuto. Anzi mi sembra normale che un genitore possa pagare l'iscrizione all'uni a suo figlio. Non è certo a questa categoria che era rivolta la mia frecciatina, anzi! E anch'io il primo anno mi facevo 2+2 ore di viaggio tutti i giorni, quindi posso capire..
RispondiEliminaBeh alla fine condivido tutto quello che hai detto quindi è inutile che mi dilunghi :)...
Non passa giorno che non dica "Se torno indietro, faccio l'università". L'ultima volta stamattina! Lo dico un pò perchè ho questo rimpianto di non aver fatto quello per cui mi sentivo davvero portata solo per paura (e per il fatto che scienze della formazione a Bologna dura 5 anni 5, più ci metti il tirocinio di due anni, le supplenze in scuole sperdute e lontane...diciamo che sono un pò un deterrente per una persona arrendevole come me!). Un pò perchè, permettetemelo, quando vedo i miei amici universitari tutto il giorno su Facebook li invidio un sacco..! Lo so bene che studiare non è una pacchia, innanzitutto per le aspettative che le persone che ti circondano ti riversano addosso. L'università non è obbligatoria, la fai se lo vuoi. E' il tuo "mestiere" per un certo periodo, quindi si richiede da te il massimo impegno esattamente come il mio capo lo pretende da me. Diciamo che studiare è un'attività più gestibile di un lavoro.. se non hai l'obbligo di frequenza alle lezioni puoi decidere di passare qualche volta.. gli esami se proprio non ce la fai li puoi rimandare..
RispondiEliminaPer quel che riguarda l'essere fuori corso, direi che il 90% delle persone che conosco lo sono (sia nello studio che nel cervello!), ma diciamo che io le persone le preferisco così!