"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..

Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico

sabato 12 marzo 2011

Post della neve che si scioglie

È da un mese ormai che non scrivo.
Mancanza d'ispirazione.
O forse avrei fin troppe cose da dire.
Ma non riesco sempre a parlare di quello che ho dentro, certe cose mi pesano. Macigni arrugginiti che non posso condividere con nessuno.
Boli alimentari di pensieri fermi sullo stomaco, che devo digerire da solo.
Quindi partorisco ogni tanto. Qualcosa di leggibile.
Forse certi malumori e certi distacchi li crea anche ciò che ci circonda, se non siamo abbastanza forti da fregarcene.
Come i fluidi di assenza da se stessi e di cecità di certe persone che attraversano anche la tua pelle.
O come la neve che è scesa incessante per una settimana di fila senza mai fermarsi.
E che ora si sta sciogliendo e da candida e bianca si impasta con la terra, coi gas di scarico, con la cattiveria del mondo. E diventa nera, marrone, diventa fango. Porcheria; come l'anima di certe persone man mano che passa il tempo. O come forse la mia.
Penso che vorrei vedere cosa farebbe se fosse libera e non condannata a vivere con me. Condannata a dipendere dalle mie scelte.
A volte penso mi piacerebbe poter uscire dal mio corpo, non essere obbligato a vivere con me stesso, su me stesso. Perché quelle volte proprio non mi sopporto.
Vorrei passare davanti allo specchio del cesso e non vedere la mia faccia, le mie mani, i miei maglioni invernali. Ma solo i miei pensieri, le mie idee.
Liberi. Libere di andare dove vogliono, di volare sopra gli alberi, di riposarsi sulle cime di montagna dove fischia il vento.
Liberi di farsi ascoltare dagli altri, senza filtri corrotti della mia mente.
Eppure dovrei essere felice. Felice per quello che ho, per quello che sono.
Ma ho come la sensazione di essermi un po' adagiato sugli allori e su un tempo in terzine che mi fa muovere senza concludere nulla. Un valzer del cazzeggio cosmico che tradisce l'intenzione di accontentarmi di ciò che ho ottenuto finora, fermandomi.
Ho come la sensazione di non meritarmi tutto ciò che ho, a volte, perché posso fare molto più.
Lo penso spesso mentre in questi giorni gli uccellini cantano arie primaverili al mattino e al tramonto. Cinguettii che mettono il buon umore, che rendono felici.
Lo penso mentre furtivamente nascondo sotto terra il mio talento non facendolo fruttare, perché ho paura, per citare una parabola famosa. E si sa cosa succede poi.
Anche perché non avrei solo un talento "parabolico".
Avrei talento nel fare foto interessanti.
Avrei talento anche nello scrivere volendo.
Avrei talento anche, perché no, anche a fare canzonette.
Avrei talento nel fare emozionare con poco, col mio poco talento.
Avrei talento nell'essere felice, in pace. Facendo star bene chi mi è vicino.
Ma tutto ciò che vorrei fare adesso è far tacere quei cazzo di uccellini.

O forse no.. Forse è meglio se muovo il culo e mi do una mossa...




"Vita"



"Morte"

(Scatti rubati della nobile arte del far legna in montagna)


3 commenti:

  1. (E buon week end a tutti blog-amici :))

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  2. Ciao, eccomi qui! :) Leggendoti anche io penso che tu hai talento e penso nache tu sia sensibile e profondo. Ora senti tutte le potenzialita' spingere ma forse non sai come realizzarle, farle uscire. Continua a tentare e vedrai che troveranno la strada.
    Un abbraccio,
    Vic

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  3. Grazie Vittoria per essere passata e per le tue parole,
    a presto :)

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