"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..

Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico

mercoledì 23 marzo 2011

Tu chiamale, se vuoi, Emozioni

Circa una settimana fa, assistevo alla laurea del mio migliore amico e di mia "sorella", compagni che hanno segnato la mia vita nella bellissima Modena.
Inutile dire che mi sono sentito strano. A me manca ancora un po', anche se abbiamo iniziato assieme.
Non sapevo se ridere, piangere, saltare, starmene in un angolo in disparte. Ma sono stra-felice per loro. Ero un po' commosso, anche se ho mascherato bene.
Giovedì ho approfittato della "festa" dei 150 anni d'Italia per ritornare in quel di Firenze: stavolta la tappa erano gli Uffizi.
Ed è qui il difficile: non mi vengono neanche le parole per descrivere nemmeno un paio delle opere più famose.
Non c'ero mai stato, e penso: per fortuna. Forse prima non avrei saputo apprezzare.
Giovedì restavo senza fiato di fronte ad ogni quadro.
Essere a distanza di naso da un capolavoro come la Venere del Botticelli, o la Primavera, non è come vederle sui libri, o su Google. Per quanto questo mondo sia sempre più virtuale, è la realtà che fa sussultare l'anima e spalancare gli occhi.
Su una foto non si vedono le piccole pieghe, le tavole sotto i colori del dipinto, non si riesce a capire che il colore nero è stato messo sopra al verde, perché si vede che è in rilievo.
Dal vivo si prova qualcosa che con una foto neanche si può immaginare. Forse si provano le emozioni che il pittore voleva trasmettere dipingendo, o quelle che provava lui stesso..
Sicuramente Giotto non ha idea di cosa si prova a passare per la galleria stanco morto dopo due ore e mezza di fila e trovarsi di fronte un suo quadro, grande quasi come una parete, riconoscerlo subito ancora dal corridoio, e dire a chi è lì con te "Uhh, Giotto, Giotto".
Come non so neanche se Leonardo e Michelangelo avessero mai potuto immaginare che quello che andavano a fare sarebbe rimasto nei secoli e avrebbe tolto il fiato a generazioni su generazioni.
Svegliarsi alle sei e dieci, fare i cento metri per non perdere il treno, prendersi un po' d'acqua di Marzo, fare tutta quella fila. Essere stanchi morti.
Ne vale la pena. Se quando sei lì davanti provi tutte quelle sensazioni.
Se riesci a vedere un particolare che mai ti saresti immaginato.
Se ti riproponi di tornarci, perché sai già che la prossima volta vedrai un nuovo particolare, proverai una nuova emozione.
Se riesci quasi a sentire l'odore dei colori ad olio.
Se riesci quasi ad immaginarti Leonardo che dipinge meticolosamente la tela.
Se davanti ad un suo quadro ti ci perdi talmente tanto che pensi tra te e te: "Cazzo, ma io c'ero! Mi ricordo!"
Se riesci quasi a sentirne il genio uscire dalla tela.
Ora penso che il Botticelli non si sarebbe mai immaginato che in una Firenze ormai primaverile, a centocinquant'anni dall'Unità di un paese che lui non conosceva, due persone stanche ma felici contemplassero con ammirazione una sua opera. Abbracciandosi poi. Dopo aver pazientemente atteso che il classico gruppetto di nipponici si levasse dalle scatole.
Eppure è successo. Il tutto mentre fuori l'unica persona che sventolava la bandiera italiana era un ragazzino di colore.
Su una cosa non ci piove comunque: i Duchi di Urbino sono brutti dal vivo come dai libri!

Ponte vecchio dagli Uffizi

lavori in corso dagli Uffizi


Ma anche gustarsi un succosissimo "gelato al limon" seduti su una panchina a Vignola può essere emozionante. Specialmente se arriva dopo una bella pizza. Mentre tira un venticello che fa dimenticare la primavera e che fa tornare a casa i vecchi, usciti a passeggiare dopo cena ,in compagnia, nel centro storico. Anche guardare loro è bello. Chissà cos'hanno ancora da raccontarsi alla loro età. Mi piace vedere nei vecchi la gioia di vivere.
Mi piace sentirla su di me, mentre faccio lo scemo seduto sul ciglio del balconcino panoramico di Guiglia, da dove si vede tutta la pianura. Vignola, Bologna, Modena, Ferrara, Rovigo, fino alle prealpi, quando è limpido. Mi piace che lì a guardare giù il mondo con me ci sia una persona speciale.
Mi piace sentirmi estraneo dal mondo, mentre lo guardiamo dall'alto, con le luci delle città che illuminano la nebbia leggera a mezz'aria.
Mi piace fare colazione affogandomi di paste alla marmellata e tortina di riso dopo una serata a cui non ero più abituato.
Mi piace dire:"Stasera non dobbiamo fare tardi"  e poi fare tardissimo.
Talmente tardissimo da vedere l'alba. Il sole sorgere piano piano. Le nuvole tingersi di rosso.
Il cielo da nero diventare azzurro.
E vorresti fermarti in quell'angolo particolare della strada per fotografarla, magari con quella reflex che a Firenze invidiavi a quel giapponese.
Ma non puoi perché devi correre che da lì a tre ore devi lavorare. E poi perché non hai la reflex. (Fanculo!)
E anche perché per immortalare ogni singola emozione, se così si può chiamare, di una settimana così, di foto avrei dovuto farne a milioni.
(Anche perché ne avrei ancora da raccontarvene eh, cose bellissime, ma.. A parte che ne avrete le balle piene.. Poi raccontarle certe cose è davvero difficile, a volte la cosa migliore e più bella è gustarsele di nascosto dentro di sé, ripensandoci a distanza..)
Buon proseguimento di settimana e di Primavera Visitors & Amici bloggers! 

10 commenti:

  1. Potresti continuare per conto mio… emozioni e sensazioni che ho rivissuto grazie a te, caro estraneo al mondo, e perciò intessuto in esso ancor più! :)

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  2. Nonnò.. i Duchi d'Urbino non son belli subito.. :)

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  3. uh che bel bagno nell'arte! A Firenze poi...dici bene che bisogna aspettare tempi "maturi" per apprezzare le opere degli Uffizi: non sai quanto mi pento di non aver guardato con più attenzione un quadro o di non aver ascoltato con più concentrazione il prof in gita...ma forse anche quello faceva parte del gioco, no?

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  4. Ora devi vedé anche Pisa eh! Dici bene quando parli di tempi maturi.. Al ritorno da una gita agli Uffizi fatta con la scuola avevamo coniato l'espressione "ti fò ir ritratto d'omo con medaglia", un'espressione usata per glissare i prof e che intendeva "ti faccio un culo così!", come sembrava dire il tipo nel dipinto del Botticelli "ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il vecchio". Questo era più o meno quello che ci era rimasto degli Uffizi, insieme a qualche pisellino di marmo che ci faceva tanto ridere. Questo la dice lunga sui tempi maturi... Ne approfitto per invitarti sull'altro mio blog, un blog di disegni miei. Scòrdati degli uffizi per almeno 5 minuti però sennò non vale...

    http://caccoledima.blogspot.com/

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  5. petrolio: seguiranno altre emozioni :)

    Erica: neanche dopo un po'!

    Turistadimestiere: assolutamente si, chisselicagava i prof e le loro spiegazioni in gita:)

    Ma: Pisa è una delle prossime mete, magari t'avviso prima di venirci, che mi fai da guida!
    E i tuoi disegni son bellissimi! Sicuramente meglio dei Duchi D'Urbino e dell'omo con medaglia :)

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  6. Bellissimo post: restare senza fiato davanti a ogni quadro significa essere una splendida persona. Credo che gli Artisti esistano e resistano perché sanno che ci sono quelli come te, il loro vero premio!
    E a proposito di Artisti: immagino che il "gelato al limon" sia una citazione del meraviglioso Paolo Conte... :)
    Un abbraccio, carissimo amico!

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Pisa è lì che t'aspetta, avvisami pure!!!

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  9. Che meravilgia!!! Un luogo pieno di arte e bellezza in cui lasciarsi trasportare! :)

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  10. Zio Scriba: per fortuna che ci sono, gli artisti; pittori, scrittori, o musici che siano. Gelato al limon è proprio una citazione a Paolo Conte! Grazie per averla colta :)

    Ma: sarà fatto!

    Vittoria: davvero meraviglioso..

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