Soddisfatto di essere felice e di aver trasmesso un po' della mia felicità.
"Vedo i fiumi dentro le mie vene, cercano il loro mare, rompono gli argini, trovano cieli da fotografare..
Sangue che scorre senza fantasia porta tumori di malinconia.." - F. De Andrè, Un ottico
martedì 23 novembre 2010
La Tavernella
Quest'inverno saranno esattamente quattro anni. Quattro anni che faccio quel lavoro. Per uno come me che si stanca subito (o quasi) di qualsiasi cosa, è un bel traguardo. Ho ricevuto altre proposte di lavoro in questi quattro anni, ma ho sempre rifiutato, senza pensarci troppo. Fare il pizzaiolo mi piace. È distruttivo, ma mi piace. Non mi fa vivere il week end, ma mi piace. E il bello è che non prendo neanche dei gran soldi. Ma mi accontento.
Allora sei un pirla, mi direte. Forse si.
Ma spiegatemi perché dovrei cambiare se quello che faccio ora MI PIACE! E tutto sommato finora i soldi che ho guadagnato mi sono bastati per pagarmi gli studi, la macchina, e tutto il resto.
Questo lavoro tra l'altro mi diverte. È creativo. Si crea. Qualcosa da mangiare, per giunta. L'ho sempre considerata una forma d'arte. Senza presunzione. Una forma d'arte che non dura. Se non il tempo di mangiare una pizza.
Arte per me è tutto ciò che è in grado di darci un'emozione, di appagarci l'anima, in qualche modo. È per questo che la considero senza tanti problemi un'arte. Perché, che appaghi l'anima o le papille gustative, appaga!
E la cosa più bella è il vedere gli altri appagati mentre mangiano; e sentirsi al contempo appagati. L'emozione per me è quella, nel lavoro di pizzaiolo. Vedere gli altri felici nel mangiare una cosa che hai fatto tu. È qualcosa di davvero fantastico.
Ed è strano vedere a volte come la gente mangi sovrappensiero, senza pensare cosa c'è dentro la pizza. Senza pensare che da una pallina fatta con acqua e farina vengono fuori alcuni capolavori. Senza gustarsela, a volte. Li vedi, mangiano senza gustare.
Capolavori? Si, capolavori. Perché a parte il fatto che è buona, la pizza della Tavernella, spesso e volentieri è anche bella da vedere. Dopo aver imparato come si faceva il lavoro, infatti, cominciai a farmi le mie idee. E una cosa sulla quale mi sono sempre dibattuto col mastro pizzaiolo, era l'estetica del condimento. Lui appoggia li la roba come viene per far prima (e capisco che dopo trent'anni di lavoro uno magari s'è stancato di farci i fiori); io preferisco perderci un po' più di tempo, ma mettere tutto in modo ordinato, in modo che quando esce si possano anche apprezzare i colori e le forme, oltre che il sapore. È lì che la pallina si trasforma in arte. A volte escono davvero delle pizze che meriterebbero una foto, davvero!
E c'è chi tutto questo impegno, anche a tavola, non lo nota. Siamo presi dalla frenesia anche mentre mangiamo. Io è la prima cosa che faccio se mangio fuori: guardare l'aspetto. Gustare il cibo. Fino all'ultima nota.
Credo che se la gente si fermasse davvero a gustare il cibo, a guardarlo, ad apprezzarlo con tutti i sensi, potrebbe davvero scoprirne i sapori più nascosti. Potrebbe saggiarne l'essenza, forse saremmo in grado anche di immaginarci il campo di grano da dove viene la farina. E credo che se fossimo un po' più evoluti e sapessimo gustare una cosa anche con l'anima, sentiremmo anche il sapore delle emozioni. Delle emozioni che sono state trasmesse al cibo da chi l'ha fatto.
Ne sono convintissimo. Ne sono certo. Il cibo si impregna di emozioni. Specialmente se col cibo c'è un contatto così diretto.
Può sembrare una vaccata assurda. Ma potrei giurare che è vero. Perché lo sento, quando mi concentro in silenzio solo su me e sulla pasta che ho in mano, che c'è qualcosa che ci va a finire dentro. Oltre al pomodoro e alla mozzarella.
Perché tra il lavorare una pizza da sereni e felici e il lavorarla da tristi e incazzati c'è una bella differenza. E se non la senti dentro, la vedi comunque fuori; perché viene tutto uno schifo. Grazie a dio le volte che ho lavorato col nervoso, si contano sulle dita di una mano.
Anzi, da quest'estate ho pure imparato a cantare mentre faccio le pizze! Dio.. Non che faccio il falsetto di "Immigrant song" o che altro.. Canticchio melodie, spesso inventate da me al momento, a bocca chiusa e sottovoce. Ma aiuta. E parecchio. E poi ultimamente anche se non mi venissero canzoni da cantare, ho sempre un pensiero positivo. Per me è importante questo.
Perché quando lascio il locale, seppur stanco morto, lo lascio felice. Soddisfatto.
Soddisfatto di essere felice e di aver trasmesso un po' della mia felicità.
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17 commenti:
Mi fa piacere anche un semplice "Ciao", sapere che siete passati di qua, che avete respirato un po' l'aria di queste montagne!
Ma potete scrivere quello che volete, come volete! Io non cancellerò mai un commento*, perchè il blog vive e cresce proprio coi commenti! E perchè mi piace chi partecipa, chi pensa, chi scrive! Come canta Gaber
"Libertà è partecipazione"
Grazie a tutti voi cari Visitors liberi!
*(a parte insulti gratuiti, bestemmioni, anonimi che spammano o fanno altre burle, e qualsiasi altra cosa ritenga vada oltre la minima decenza...) :)
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Scrivi divinamente!
RispondiEliminaVien voglia di fare una bella pizza a leggerti.. Mi sembra di sentire la farina tra le dita, il profumo della pizza calda dal forno, il rumore della gente del ristorante che parla, ride, mangia.. E mi immagino la tua soddisfazione nel vedere che si gustano contenti quella fetta di spensieratezza.. Complimenti! :)
Mi pare quasi di sentire il profumo della funghi poco pomodoro..
RispondiEliminaio credo che la cosa fondamentale di un lavoro è che ci piaccia!!!sai quante persona studiano, lavorano anni e anni -magari un lavoro importante- e però sono frustrati perchè fanno qualcosa che non gli piace??
RispondiEliminaio non farei mai il piazzaiolo o roba simile...però se a te piace perchè abbandonarlo, anche se comporta sacrifici??
e poi esiste un lavoro in cui non ci sono sacrifici?secondo me , no!
ps. prenoto un'opera d'arte per quando sarò da quelle parti!:)
Come ti capisco: io la pizza (uno dei miei cibi preferiti in assoluto) la gusto, godo, assaporo così intensamente e così lentamente che sono sempre l'ultimo a finire! A chi non mi conosce posso dare l'impressione che non mi piaccia, o che non abbia fame, e invece sono in estasi con le papille gustative, l'anima e il cervello!
RispondiEliminaSpero che questo non sia un racconto di fantasia, perché un Amico pizzaiolo vorrei proprio averlo!! :D
(Nel caso, fammi sapere l'ubicazione della magica Tavernetta...)
Vale: grazie davvero. "Scrivi divinamente" poi, non è certo un commento da tutti i giorni! :)
RispondiEliminaErica: eh, già! Tu l'hai sentita! E io onorato sono di fare la pizza ad una blogger famosa come te :D
sospesanelviola: hai ragione, in un modo o nell'altro, qualsiasi lavoro richiede sacrificio. Per questo è bello trovarne uno che piaccia! Lieto di fare la pizza anche a te se passerai dall'Appennino emiliano..
Zio Scriba: mi fa piacere che tu mangi la pizza così. Io faccio lo stesso! E comunque non è fantasia, chiedere ad Erica qui sopra nel caso.. la Tavernetta esiste! :)
Se passi per caso dalle parti di Zocca/Castel D'Aiano sarà tuo obbligo fermarti!
Per me capperi e acciughe grazie! E una birra media alla spina. M'è tornata la fame a due ore dalla minestra di cavolo!!!
RispondiEliminaMa.
Hai ragione su tutto... ma io sono quasi contenta che non si riesca a sentire la parte "umorale" che entra nel cibo... chissà quanta gente cucina con le palle che gli girano!!!
RispondiEliminaNo, no... non lo voglio sapere... ne "sento" già abbastanza di cose...
Già cercato e trovato sull'atlante!
RispondiEliminaPrima o poi... :D
Grazie per questo post! Me lo son goduto come tu ti godi il tuo bel lavoro! E non penso che tu sia stato stupido nel tenertelo..Per essere felici serve anche l'appagatezza di un lavoro, di un amore o quant'altro..E sei fortunato..
RispondiEliminaAmmiro il tuo sorridere mentre lavori..Non vedo mai gente sorridere a lavoro..Non vedo mai gente appagata dal suo lavoro..Ed è la mia più grande paura..Non sorridere e non essere appagata dall'impiego che avrò..
Ti ammiro tanto Andrea!
P.S. Fate domicilio fino a Catania? XD
Leggerti e' un vero piacere e il tuo racconto mi ha fatto venire una gran fame! ;)
RispondiEliminaspero di avere un giorno il piacere di venire a mangiare la pizza nella Tavernetta....
RispondiEliminae poi se pensi... l'Italia per tutto il restodel mondo è sinonimo di pizza... e tu poi dire.. la faccio io :)
concordo è un arte.... come tutta la cucina
Ps. E dopo aver letto il tuo post non ho restito e sono corsa a prendere una pizza! :)
RispondiEliminaMa: ne faccio due e ti faccio compagnia, che quella è una pizza che piace parecchio anche a me. Però birra doppia, perchè è parecchio salata! E uno Yeah alla minestra di cavolo!
RispondiEliminaMara: non saprei neanch'io cosa potrei sentire infatti.. meglio essere "indietro" :)
Zio Scriba: noi siam sempre qua se passi :)
Sara H: è per quello che l'ho tenuto e non lo mollo, è per quello che mi sono anche messo a fare qualcos'altro di difficile ma che mi piace. Ti auguro di trovare un impiego che possa rendere felice anche te. No, purtroppo domicilio fin la non lo facciamo.. grazie mille cmq :)
Vittoria A: detto da una che scrive come te.. è un vero onore. Punto :)
bussola: come detto sopra, se passi noi siam sempre qua :) E cmq l'Italia è piena d'arte, dalla cucina ai musei..
Vittoria A: vedi sopra :)
... e anche qui...
RispondiEliminaAUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
Gne! :)
Erica: che pazzoide! Grazie:) Gne!
RispondiEliminaCosì, su due piedi: mi vuoi sposare? XDDDD
RispondiEliminaIl ballo: ahahahahahaahahh :)
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